22 Novembre 2024

E’ da tempo che avevo una voglia matta di assaggiare qualche vino di questo produttore, mi incuriosiva da matti cosa potesse produrre un lavoro così incentrato su passione e amore per il territorio, vissuto, come sottolinea in ogni suo passo Nicola Gatta, senza compromessi.

Nicola Gatta è spesso appellato come il “ribelle della Franciacorta”, per la ferma volontà di non aderire al Consorzio per la tutela, così da mantenere la libertà di seguire il volere primitivo della natura. Il suo principio fondamentale, infatti, è quello di sottostare totalmente al normale corso della natura, secondo i principi biodinamici, mettendo al suo servizio la propria esperienza e manualità, con l’unico obiettivo di ottenere vini che siano espressione pedissequa di un territorio unico.

I vini nascono nelle sue tenute che si estendono per poco meno di 6 ettari, interamente dedicati a Chardonnay e Pinot nero, a Gussago, in provincia di Brescia, territorio vocato per la produzione di spumanti di qualità nell’area più orientale della Franciacorta. Dictat assoluto e imperativo per la produzione targata Nicola Gatta è valorizzare al massimo l’espressività del territorio, tant’è che in cantina rinuncia a qualsiasi utilizzo di sostanze chimiche, quali fertilizzanti, insetticidi o erbicidi, lavorando unicamente con fermentazioni spontanee, catalizzate da lieviti indigeni, e non ricorrendo a filtrazioni, chiarifiche e aggiunta massiva di solforosa. Un’interessante curiosità, che esprime a pieno il legame tra innovazione e tradizione, è la rappresentazione dei tempi di affinamento, non espressa in anni come di consueto avviene nelle produzioni spumantistiche, bensì in lune, ossia il tempo che intercorre tra due lune piene (tipicamente 29 giorni), in pieno stile biodinamico.

Il mio approccio è stata abbastanza soft, anche un pò per timore reverenziale, partendo dalla base della produzione della cantina, che mi ha permesso ad ogni modo di scoprire un prodotto già di livello considerevole.

Ombra è chardonnay per l’80% con un 20% di Pinot nero, affinato per 30 lune sui lieviti. Quello che più ci ha spiazzato è sicuramente l’eleganza di questa bolla, persistente fine e numerosa, che cattura l’attenzione già nella fase di mescita.

Il colore è il più classico dei gialli paglierini, con nuances dorate e un generoso perlage che dona grande brillantezza al calice.

All’olfatto spadroneggia l’agrume, con note di pompelmo e scorza d’arancia che la fanno da padrone, accompagnando un delicato erbaceo e il tipico sfondo di crosta di pane regalato dall’affinamento sui lieviti.

Il sorso è appagante, di buona morbidezza e assoluta freschezza. Ritornano imperiose le note agrumate e regna la sapidità, denotando il forte legame con territorio e terreno d’origine. L’equilibrio tra la cremosità stuzzicante della finissima bolla e l’acidità dissetante soddisfa anche le migliori aspettativw, regalando un’intensità interessante e una persistenza degna di nota. Bel corpo e armonia su ottimi livelli per un entry level davvero niente male.

Lo abbiamo abbinato a delle bruschette con salmone e stracciatella, in una cornice estiva, rinfrescando un caldo aperitivo baciato dal primo sole, felice prologo di un’estate che aspettavamo con ansia.

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