23 Novembre 2024

Abbiamo sfidato nuovamente il tempo e l’abbiamo fatto alle grande!

Ci spostiamo in Toscana, nella Maremma per essere precisi, nella famigerata Fattoria le Pupille.

Le vigne di Fattoria Le Pupille di Elisabetta Geppetti si trovano a Istia d’Ombrone in Maremma. Qui il vitigno principe è il Sangiovese, ma con buona presenza di Cabernet Sauvignon e Merlot, Alicante, Malvasia nera, Syrah, oltre a Traminer, Sauvignon blanc e Sèmillon. Vino di punta è il Saffredi, che nasce da un vigneto di 4 ettari nei dintorni di Magliano. Un’etichetta che con l’annata 2006 ha raggiunto i suoi primi 20 anni di vita. Nato nel 1987 da uve Cabernet Sauvignon, nel corso degli anni ha variato diverse volte la composizione delle uve e può a ragione essere considerato il primo SuperTuscan di Maremma.

Il vino si chiama Saffredi, in onore di Fredi, mentore e suocero di Elisabetta nonché precedente proprietario della tenuta. Ad affiancare la giovane proprietaria in questo progetto era stato chiamato il genio assoluto dei vini toscani di quegli anni e padre di alcuni dei più famosi vini italiani: Giacomo Tachis. La prima annata prodotta è stata il 1987, uscita sul mercato nel ’90, il successo immediato. In questi anni l’azienda si è ingrandita tantissimo raggiungendo i settantacinque ettari vitati ed il Saffredi è passato dalle originarie 9.000 bottiglie alle odierne 30.000, con un piccolo cambiamento nella composizione dove il cabernet sauvignon originariamente in purezza è stato coadiuvato dalla versione 1993 da percentuali variabili di alicante e merlot. Niente di eccessivo in invecchiamento se non il ricorso alle ovvie barrique la cui percentuale di nuove varia con l’annata mentre le fermentazioni avvengono in tini termo condizionati. Anche la guida tecnica è cambiata negli anni, con l’inserimento del famosissimo Christian Le Sommer (fino al ’99 enologo di Chateau Latour) che ha curato le versioni dal 2000 al 2011. Dal 2012 il capolavoro è passato nelle mani di Luca D’Attoma, con altrettanti egregi risultati.

In degustazione abbiamo l’annata 2000, composta da 60% Cabernet Sauvignon, 30% Merlot e 10% Petit Verdot. La fermentazione avviene in vasche d’acciaio inox a temperatura controllata Max 28°. La fermentazione malolattica è fatta svolgere per intero in piccole botti da 225 litri d’origine francese. La permanenza del vino nelle barriques è di 12 mesi dopodichè senza filtrazione né chiarifica, è imbottigliato.

All’aspetto il vino è limpido, con lievi particelle in sospensione appena visibili, anche grazie ad un’opportuna decantazione, il minimo per un vino di 20 anni suonati!

Si presenta con un rosso granato di rara concentrazione, in pieno stile bordolese, e un’importante consistenza.

Probabilmente l’aggettivo più adatto per l’approccio olfattivo è SEDUCENTE! Si presenta intenso, complesso e di qualità fine.

Imperano i sentori di confettura di mora, mirtillo e piccoli frutti rossi, accompagnati da una rosa appassita, una lieve nota vegetale apportata dal cabernet e una balsamicità unica che apre letteralmente le vie olfattive. Interessante l’equilibrio con le note offerte dall’affinamento in legno, vaniglia, tabacco da sigaro, caffè tostato e ancora cacao amaro.

Il gusto conferma tutto quanto percepito al naso e se possibile lo amplifica.

Il sorso è secco, caldo, morbido, abbastanza fresco, con un tannino leggiadro che balla letteralmente tra le note sapide che ne equilibrano le impressioni gustative.

È un vino robusto, di grande equilibrio, intenso, persistente e fine, ai confini con l’eccellenza.

È sicuramente un vino maturo, ma che ha ancora tanta strada davanti a sé. Non accusa nessun segno di eccessiva evoluzione, insomma, per questo vino la soglia della maturità sembra essere di gran lunga maggiore rispetto ai nostri umani 18 anni!

Questo vino ha tutte le carte in regola per strappare una valutazione per l’armonia decisamente alta, che inevitabilmente porterà il punteggio complessivo ai massimi livelli, come ci conferma wine spectator con i suoi 95/100.

Che dire…ma quanto è bella (e buona) la nostra Italia?

2 thoughts on “Saffredi 2000

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