Giallo d’Arles 2020 – Quintodecimo
Le mie note:
Amo i ristoranti il mercoledì.
Amo la calma e l’attenzione dell’infrasettimanale, lontani parenti del frastuono e del caos del weekend, quando spesso la frenesia lascia poco spazio alla cura dei particolari.
Amo le coccole enogastronomiche, toccasana per la correzione delle lotte quotidiane, dei dissapori, dei dolori latitanti e dei pensieri vaganti. Amo la libertà del vizio, nei limiti delle possibilità, e la cura del vizio in intimità con chi te lo fa godere come meglio può.
Giallo d’Arles è vizio e virtù in un piacevole mercoledì da Anima di Vito e Donato. “Un sole, una luce che in mancanza di meglio non posso che chiamare gialla, gialla zolfo pallido, limone oro pallido. Com’è bello il giallo!” La reazione di Van Gogh alla vista di Arles, in Provenza, la ritroviamo nel giallo carico dorato, brillante di assoluta consistenza nel calice. Al naso è di un’ampiezza disarmante, il primo approccio è vegetale, per poi lasciare spazio a un ventaglio di sentori in perfetta e sinuosa armonia, con esilaranti slanci minerali. Cenni di salvia e timo si affiancano ai fiori di campo, a sentori burrosi e di frutto maturo, pesca, melone, mela cotogna e sfumature di nocciola e frutta secca, con anche una trama pepata che chiude un naso di assoluta complessità e ampiezza. Il sorso è appagante, pieno, morbido, di grande sapidità e con una freschezza che non può che lasciar intendere lunga vita.
La migliore Irpinia in un calice di assoluto valore che colora di giallo d’arles anche le serate in bianco e nero. Il miglior risultato è con qualche anno sulle spalle e un grado centigrado in più.
Degustazione:
Alla vista è giallo dorato, brillante e consistente.
All’olfatto è intenso, ampio, di qualità fine.
Si avverte il vegetale, con timo, salvia e sbuffi di thé matcha. Bisogna avere pochissima pazienza e compaiono le note fruttate, tendenti al maturo, quasi dolciastro, con pesca, melone, mela cotogne, agrumi che tendono alla lunga alla confettura. Interessanti le leggere nuances di fiori di campo e lo sfondo speziato, pepato che rende la trama ancor più intrigante.
Il sorso è secco, caldo, morbido, di grande freschezza e sapidità. Di corpo e ottima intensità, si contraddistingue per la lunga persistenza e un’eleganza dai tratti aristocratici.
Ottimo equilibrio e armonia di livello apicale.
Si abbina bene con risotti di media complessità, formaggi di media stagionatura, primi e secondi di pesce, carni bianche, uova e torte salate.
Denominazione | Greco di Tufo DOCG |
Cantina | Quintodecimo |
Tipologia | Bianco fermo |
Annata | 2020 |
Vitigno | Greco di tufo 100% |
Zona di produzione | Cru di Tufo, 460 mt di altitudine |
Vinificazione | Raccolta manuale, in piccole cassette da 15 kg in corrispondenza della piena maturazione aromatica dell’uva. Dopo una lunga pressatura dei grappoli interi, il mosto di sgrondo, rigorosamente protetto dall’ossigeno, viene separato da quello di pressa e illimpidito per sedimentazione naturale. La fermentazione avviene per il 70% in tini di acciaio inox e per il 30% in barrique di rovere nuove. |
Affinamento | Segue un periodo di otto mesi di elevage su fecce fini regolarmente risospese nel vino. |
Tenore alcolico | 13,5 % vol |
Prezzo medio | 36 € |
Abbinamento | Risotti di media complessità, formaggi di media stagionatura, primi e secondi di pesce, carni bianche, uova e torte salate. |