24 Novembre 2024

In questo Natale, così particolare e strano, vogliamo farvi gli auguri con un vino quanto mai caratteristico, oltre che affascinante per provenienza e qualità. Siamo in Istraele, in Galilea di preciso.

Pochi sanno che Israele è stato la culla e il luogo di diffusione per la coltivazione della vite, ben 2000 anni prima che la cultura del vino arrivasse e si diffondesse in Europa. In realtà si possono reperire tracce bibliche sulla viticoltura già nel 3000 a.c., con una serie di suggerimenti necessari a compiere la coltivazione di una vigna. Israele ha sempre identificato la vigna come proprietà di Dio, il Messia infatti viene paragonato alla vigna e nell’Islam, sebbene il vino sia proibito sulla terra, è permesso in cielo.

La nascita della Golan Heights Winery, risalente al 1982, ha segnato una vera e propria rivoluzione per la viticoltura israeliana, con un nuova vision mirata all’offerta di un vino di qualità, a prezzi accessibili, di ispirazione californiana. Importante è stato l’apporto fornito da un professore di enologia della California UniversityCornelius Ough, che giungendo in Terra Santa indicò il territorio del Golan Hights come il più vocato per clima, altura e posizione. Per quanto piccolo sia il comparto del vino israeliano, presenta una notevole variabilità di zone e climi, con alcune macro aree come la Galilea, la Samaria, il Samson, le Colline della Giudea e il deserto del Negev, ciascuna con microclimi molto variabili. Si passa dal mare alle montagne, con incursioni tra valli e deserto.

Da subito Golan Heights Winery si è distinta per la produzione di vini kosher (ossia adatti al consumo da parte di persone di religione ebraica in quanto rispettanti i precisi precetti indicati dalla Torah) di grande pregio, prodotti per lo più su terreni vulcanici, fortemente legati alla tradizione: i loro marchi Yarden, Gamla, Golan ed Hermon hanno etichette raffiguranti la lampada ad olio simbolo dell’antico stato di Israele. YARDEN è l’azienda porta bandiera del gruppo: il suo nome trae origine dalla traduzione ebraica del fiume Giordano. Il primo vino prodotto è stato, nel 1984, il Sauvignon Blanc.

Il Sauvignon Blanc di Yarden è tuttora prodotto nella zona nord delle Alture del Golan, caratterizzata da suoli vulcanici, a un’altitudine compresa tra i 400 e i 1200 metri sopra il livello del mare, in cui la selezione delle uve è molto attenta e proviene da 28 vigneti dislocati su 600 ettari controllati.

Il fascino di una storia così importante è riportata integralmente nel calice.

Alla vista il vino si presente cristallino, giallo paglierino, con leggeri riflessi dorati e di buona consistenza.

L’ olfatto si contraddistingue per finezza ed eleganza, dal calice giungono immediati i sentori erbacei di peperone, tipici del vitigno, che si lasciano accompagnare da percezioni fruttate di mela verde e di agrumi, con un ritorno appagante di frutta tropicale. Alla distanza vengono fuori decisi i sentori minerali, con un’elegante fragranza di pietra focaia e una piacevole speziatura.

Il sorso è pieno e deciso. Secco, caldo e morbido, con un adeguata freschezza e una prorompente sapidità. Buon corpo, ma degni di nota sono soprattutto intensità e persistenza. Questo vino vanta un bel equilibrio e possiamo ritenerlo pronto, con un bel divenire dinanzi a sè. Armonia adeguata al target di prodotto. Sul finale ritornanto imponenti i sentori agrumati di pompelmo e lime, a conferma di quanto già rilevato al naso.

Lo abbiamo abbinato con degli gnocchi di seppia su crema di zucca, la freschezza e la sapidità hanno ben domato la tendenza dolce della zucca e del pesce, mentre l’aromaticità degli gnocchi legata alla cottura si è sposata alla perfezione con la persistenza gusto-olfattiva di questo sauvignon.

Di seguito la scheda sintetica della degustazione:

La valutazione del punteggio secondo la metodologia AIS ci porta a un punteggio di 87/100, coerente con un prodotto tanto fascinoso quanto piacevole per i nostri pranzi delle feste.

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