Aglianico del Vulture – storia di un vino eterno
Un vino unico per storia e genere, nato sotto l’ala di un vulcano spento, il monte vulture, l’Aglianico del Vulture sta ricoprendo un ruolo sempre più importante nel panorama enologico nazionale, grazie all’ottimo lavoro svolto dalle cantine del territorio e dal movimento vitivinicolo lucano oltre che e, ovviamente, alle sue preziose caratteristiche organolettiche e di longevità, che lo attestano tra i migliori vini rossi del bel paese.
Un pò di storia
L’Aglianico ha origini molto remote, tant’è che si ritiene sia stato introdotto dai Greci nel sud Italia tra il VII e il VI secolo A.C. . L’origine del nome pare provenga dalla città di Elea (Eleanico), sulla costa tirrenica della Lucania, sebbene qualcuno sostenga possa essere un’evoluzione naturale del nome Ellenico.
Numerosi sono i riferimenti storici correlati a questo vino, partendo da quello più illustre associato al sommo poeta romano Quinto Orazio Flacco, meglio conosciuto come Orazio, che richiama spesso nelle proprie opere il suo amato Vitis Ellenica, nome romano dell’Aglianico del Vulture, usato nell’antica Roma sulla tavola dell’imperatore romano per migliorare il vino Falerno. Si narra, altresì, che Annibale, dopo aver sconfitto i Romani nel 212 A.C., avrebbe mandato i suoi soldati nel Vulture a curarsi con i vini della zona. Spostandoci in un’epoca più moderna, troviamo un cultore d’eccezione di questo vino, Federico II di Svevia, che ne promosse fortemente la produzione, così come Carlo I D’Angiò che, in vista di un soggiorno estivo a Lagopesole con la corte angioina, ordinò al giustiziere di Basilicata la fornitura di 400 salme (pari a 185 litri) di vino autoctono ed emanò disposizioni mirate per la tutela dei vigneti regi.
Le denominazioni
Ritornando ai nostri tempi, l’Aglianico del Vulture è diventato DOC nel 1961 e dal 2010 ha acquisito la denominazione DOCG per la tipologia “Superiore. La Denominazione di Origine Controllata può essere utilizzata per vini prodotti unicamente dalle uve provenienti dal vitigno Aglianico del Vulture e i vini possono essere prodotti nella tipologia Aglianico del Vulture e Aglianico del Vulture Spumante. La zona di produzione dei vini comprende l’intero territorio dei comuni di Rionero in Vulture, Barile, Rapolla, Ripacandida, Ginestra, Maschito, Forenza, Acerenza, Melfi, Atella, Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio, Banzi, Genzano di Lucania, escluse le tre isole amministrative di Sant’Ilario, Riparossa e Macchia del comune di Atella. Il vino prodotto dovrà avere un titolo alcolometrico naturale minimo del 12,5%, con una resa massima delle uve in vino pari al 70%. Nella Denominazione di origine controllata e garantita, invece, unicamente associata alla tipologia Superiore e Superiore Riserva, il vino dovrà avere un titolo alcolometrico minimo pari al 13,5% e non potrà essere immesso sul mercato prima del 1 novembre del terzo anno successivo alla produzione delle uve, con un invecchiamento minimo di 12 mesi in contenitori di legno e 12 mesi in bottiglia. Per la menzione riserva, i vini potranno essere immessi sul mercato non prima del 1 novembre del quinto anno successivo alla produzione delle uve, con un invecchiamento minimo di 24 mesi in contenitori di legno e 24 mesi in bottiglia.
Caratteristiche
L’Aglianico del vulture è frutto di un ecosistema unico, fortemente influenzato dal Monte Vulture, un vulcano estinto da millenni che ha generato due laghi scenici nel cratere naturale di Monticchio. I vitigni nascono su un terreno lavico, ricco di sali minerali e potassio, che, insieme a tutte le condizioni pedoclimatiche, conferisce struttura, longevità e mineralità uniche a questo vino.
Il vino Aglianico del Vulture ha tipicamente un colore rosso rubino, con sfumature granate, che tendono all’aranciato in maniera proporzionale all’evoluzione e all’affinamento, in particolare nelle tipologie superiore e superiore riserva.
All’olfatto si presenta, intenso, vinoso, con una buona complessità. Tipicamente i sentori caratteristici sono quelli fruttati, accompagnati da un buon bouquet di percezioni floreali, che nelle versioni invecchiate evolvono in speziatura e aromi di vaniglia, cacao e tabacco a secondo della tipologia di affinamento e della durata della permanenza in botte. L’invecchiamento in botte sicuramente attutisce l’esuberanza e, a tratti, spigolosità di questo vino, connotandone una notevole eleganza oltre che impressionante longevità. Il sorso è asciutto, pieno, corposo e, soprattutto, strutturato. L’ideale per piatti importanti, prevalentemente di carne e/o formaggi.
Restate sintonizzati su queste frequenze, a breve ne assaggeremo uno fantastico!!!