Marotti Campi – Salmariano
Le Marche sono un vero e proprio paradiso terrestre, in cui la romantica distesa collinare sembra adagiarsi tra le braccia del mare a configurare una terra regina per accoglienza e fertilità, madre di un patrimonio enologico di non poco conto donato sia dall’ideale contesto pedoclimatico che da un asset tecnologico in forte crescita. Ad oggi le Marche vantano la coltivazione di centinaia di vitigni, tuttavia i ruoli da protagonista sono indiscutibilmente ricoperti da verdicchio, sangiovese, montepulciano e trebbiano toscano, con una menzione a parte per il lacrima co-portabandiera della regione.
Con Marotti Campi ci posizioniamo nella zona di Jesi, contrada Sant’Amico, sulla strada che collega Jesi alla città costiera di Senigallia, in cui verdicchio e lacrima sono il centro focale del progetto aziendale e familiare.
La cantina, che ho avuto il piacere di conoscere per caso grazie a una newsletter a tema (e poi dici il marketing), ha un animo familiare volto ad unire tecnologia e tradizione per valorizzare al massimo i vitigni autoctoni sapientemente coltivati nei 53 ettari coltivati a vite, sui 120 totali della tenuta. Nella consapevolezza che l’ambiente sia la principale eredità tramandata di generazione in generazione, l’azienda pratica con convinzione e dedizione un’agricoltura a basso impatto ambientale, senza acqua per irrigare, limitando i trattamenti allo stretto necessario per garantire un equilibrio della pianta e del suolo e con prodotti a basso dosaggio e a basso impatto.
In degustazione il Salmariano, un verdicchio 100% riserva classico prodotto interamente nelle zona di Morro d’Alba (AN). La vendemmia, svolta tardivamente nella seconda metà di ottobre, è rigorosamente manuale e la vinificazione prevede pressatura soffice, breve permanenza sulle bucce, fermentazione in vasche d’acciaio a 15°C e permanenza sulle fecce nobili fino all’imbottigliamento.
Il risultato è un vino di emblematica versatilità, bella struttura, ma al contempo freschezza e piacevolezza atte a permetterne l’utilizzo in ogni occasione.
L’abito è giallo paglierino lucente, con accenni dorati di grande brillantezza e buona consistenza.
All’olfatto il fruttato assume note mature e dolciastre, affiancate da un bouquet di fiori di campo e ginestra e da interessanti note iodate, con un plus dato dall’accenno vanigliato che lascia presagire il processo di affinamento e i larghi margini evolutivi.
In bocca si presenta imponente, di grande struttura, importante morbidezza e al contempo ottimi livelli di acidità e sapidità. Il sorso è lungo, intenso, persistente, equilibrato, armonico e di grande piacevolezza, libera la bocca con una chiusura ammandorlata tipica del vitigno ed è compagno ideale di grandi piatti di pesce strutturati, carni bianche e formaggi di breve stagionatura.
Le note promiscue di questo bianco dalla doppia faccia, fresco ma strutturato, morbido ma di buona freschezza, immediato ma con larghi margini evolutivi, mi hanno riportato alla memoria il paesaggio fiabesco che accompagna la collina marchigiana alla costiera adriatica, come una naturale evoluzione tra paesaggi e gusti che coesistono alla perfezione in un ideale concept di equilibrio e qualità.