23 Novembre 2024

Non potevo che onorare un vero pioniere per la storia enologica pugliese come il susumaniello, un vitigno che sembrava essere sparito con il suo profilo fortemente quantitativo, da mediano dai grandi polmoni, ma che è ritornato in auge con una produzione più di qualità che di quantità, grazie ad anni di studio e duro lavoro dei viticultori pugliesi e delle aziende che hanno deciso di puntarci con convinzione e fermezza.

Tenute Rubino è una di quelle aziende che ha messo al centro della propria filosofia questo vitigno, rendendolo protagonista di un percorso di crescita costellato da un invidiabile pool di riconoscimenti qualitativi e da un successo ormai tangibile con mano da chiunque.

L’oltremè ha in più una carica affettiva ed emozionale che lo rende particolarmente speciale, riscontrabile in tutta la potenza di questo vino, che unisce caratteristicità e tipicità a una piacevolezza davvero goduriosa. Il nome, infatti, nasce da una romantica dedica di Luigi, attuale proprietario della cantina, alla moglie Romina che, come si può leggere sul sito del produttore, in tutti questi anni lo ha coadiuvato con competenza e passione nel lavoro in azienda: un’intesa che, andando oltre la somma delle singole componenti, ha dato vita a una sinergia perfetta.

Alla carica emotiva originale, unisco la mia, in quanto questo vino ha allietato la tavola il giorno del mio matrimonio, risuonando come un augurio e una promessa alla famiglia che ci propinavamo a costruire.

La lavorazione è lineare e attenta, quasi didattica, che parte da una minuziosa raccolta a mano e prosegue con una malolattica interamente sviluppata e un affinamento unicamente svolto in acciaio per dieci mesi, adatto ad esaltare le componenti fragranti e fresche tipiche del vitigno.

Alla vista nel calice risplende la Puglia luminosa e radiosa come non mai, con un rosso rubino dai riflessi violacei impenetrabile tipico dei prosperosi vini pugliesi e con una consistenza degna di nota.

L’olfatto è di grande intensità e imperiosa complessità, colpisce il bouquet fresco e fine di frutta a bacca rossa, con ciliegia, lamponi e una confettura di marasca a completare l’opera. Si accompagna una speziatura dolce, con note di cannella e delle leggere nuances di pepe.

Il sorso è caldo e imponente, rotondo e con una piacevole sapidità, regalata dalla brezza marina della vicina costa, che equilibra l’elegante corredo polifenolico del vino. I tannini sono perfettamente integrati e la freschezza è rampante, accompagnato dalla giusta intensità e persistenza.

Equilibrio senza sbavature e stato evolutivo pronto, perfetto ad allietare le tavole imbandite con un bell’arrosto pugliese genuino, patrimonio del territorio, un pò come ho fatto io.

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