Terlano – Vorber riserva 2015
La mia conoscenza del Pinot Bianco era ed è molto limitata, giusto qualche cenno per un vitigno che non ho mai bevuto con grande frequenza (complice anche la mia provenienza), ma che mi incuriosiva e mi incuriosisce tutt’ora a dismisura.
Certo partire con il Vorberg per affacciarsi al mondo del Pinot Bianco è un po’ come fare le prime esperienze con una McLaren per imparare a guidare, ma se vai in quei posti di fiducia che non fanno altro che servirti il meglio (menzione d’onore per il mio amico Antonio di Enò – Enoteca&Bistrot) non puoi che farti ingolosire da un nome storico italiano di una cantina che certamente non ha bisogno delle mie presentazioni.
La Cantina di Terlano è una delle cooperative di produttori più all’avanguardia di tutto l’Alto Adige, con 143 soci storici che conferiscono le uve e contribuiscono annualmente alla crescita di questo sistema cooperativistico vocato in maniera maniacale alla produzione di qualità.
Una delle caratteristiche più importanti del Pinot Bianco è la versatilità, che porta ad avere vini che possono essere freschi, immediati e di grande aromaticità, ma anche strutturati importanti ed incredibilmente longevi, a seconda della tipologia di lavorazione adottata. Questa grande versatilità, accompagnata alle abilità in termini di affinamento ed evoluzione degli enologi di Terlano (basti pensare al metodo Stocker alla base della linea rarity, eccellenza assoluta) ha permesso la produzione di un vino degno dei più grandi palcoscenici.
Il Vorberg è prodotto unicamente da uve provenienti dall’omonimo vigneto sito nella frazione di Terlano denominata Monzoccolo, terroir vulcanico, sabbioso e ciottoloso, con un’estensione che arriva a 900 metri sul livello del mare, di incredibile valore per la coltivazione di uve a bacca bianca.
La vendemmia viene svolta manualmente e con accurata selettività, per poi passare ad una lenta fermentazione in botti di rovere e alla malolattica, seguita da un affinamento di 12 mesi, in tradizionali botti grandi.
Alla vista sprizza potente luminosità, con un giallo paglierino dai riflessi dorati che lascia già presagire cosa potrà essere negli anni e una consistenza degna della famigerata struttura.
Il naso è nobile con il primo impatto totalmente riservato a sentori di vaniglia, frutta matura, scorza d’arancia candita, frutta secca ed ancora un’elegante confettura di pere e mele. Presenti delle piacevoli nuances erbacee e delicatamente speziate e un finale minerale degno erede della terra vulcanica di origine.
Il sorso è magistralmente godurioso, avvolge il palato con estrema morbidezza e al contempo ha una spiccata acidità che non permette alla bevuta di sfociare in eccessi che rovinerebbero la festa. Lunghissima persistenza, con intensità e corpo da record ed equilibrio e armonia da manuale.
Lo abbiamo abbinato con formaggi stagionati e ha tenuto il tiro, ma sicuramente ben si accosta a secondi di pesce strutturati e carni bianche in umido.